Pomeriggio avevamo un appuntamento in una (nota) concessionaria di moto.
Laura mi aspettava fuori.
Anche lei imprenditrice, anche lei reduce da una settimana impegnativa; ci siamo chieste “come va?” e abbiamo risposto con lo stesso sguardo “per fortuna che è venerdì (…)”.
Eravamo in anticipo – e ci siamo sedute su un divano di pelle, tutto intorno moto chic e atmosfera rarefatta, grandi vetrate e venditori che si districano tra pareti di vetro senza che i passi sfiorino terra.
Laura mi piace un sacco – ha qualche anno più di me, una pelle fantastica, è sempre posata e si veste così bene (il nero solo la sera, mentre nella mia cabina armadio l’unica cosa non nera è Niagara quando la lascio a giocare nel cassetto delle calze).
Conversazione tra imprenditrici: “ho una dipendente in maternità” – “un’assistente è fondamentale, ma ti rendi conto di quanto tempo ci vuole a formarla?” – “l’avvocato è bravo ma bisogna forconarlo” // termine efficace, rende perfettamente l’idea // – “devo recuperare un credito di 24.000 euro con un’azienda inglese e l’avvocato me ne ha chiesti 12.000” – “non mi dire, io devo fare telefonate per 240 euro, vuoi mettere il tempo che ci si perde” – e infine, la verità suprema: “di queste cose gli uomini non capiscono niente” (abbiamo soci maschi).
Il cliente, invece, era maschio ma capiva perfettamente l’importanza di un database utilizzabile (invece di 5 farraginosi) e di comunicare con i clienti con strumenti più puntuali dei segnali di fumo.
Siamo uscite, stremate, che era già buio (e scommetto che nemmeno Laura è tornata direttamente a casa).
Ho chiamato Fabio perchè passavo da Monza: non fai in tempo a girarti che gli amici tirano fuori dal cilindro un altro figlio (maschio) – mi sembra che si stia esagerando, cavoli. // ma vuoi mettere essere qui nel lettone con Niagara che allestisce la sua nuova tana e Iran che si lecca metodicamente la coda, invece che dare retta a un bambino frignoso? //