Tutti voi che siete qui la conoscevate, ma voglio comunque raccontare qualcosa.
La nonna ha avuto 3 figli maschi e il suo cruccio era che nessuno dei 3 fosse nato con i riccioli, che le piacevano tanto.
Da giovane le piacevano i vestiti fatti bene; pare che prima di sposarsi facesse confezionare i suoi abiti a una sartina di cui non voleva si sapesse nulla – così con noi nipoti era sempre pronta a disquisire sulla qualità di un abito, di una giacca e persino della biancheria. Questo gioco ci divertiva assai, e appena comprato qualcosa correvamo da lei per mostrarglielo.
Le piacevano la principessa Sissi e le storie delle famiglie reali, sulle quali era informatissima. Era milanista, è stata persino allo stadio con noi.
Le piaceva scherzare; baruffava ogni giorno per gioco con mio padre e rideva da matti con la zia Piera.
La nonna andava dappertutto in bicicletta (non ha mai imparato a guidare). Lavorava sempre, non stava mai ferma; la trovavi in giardino o a sistemare la sua monumentale casa. Non l’abbiamo mai vista oziare, trovava sempre qualcosa da fare.
In questi ultimi giorni era dispiaciuta di stare a letto “a riposare” senza aver fatto nulla.
Non l’abbiamo mai sentita lamentarsi, nemmeno durante la malattia, nemmeno quando non riusciva più ad alzarsi.
Le piaceva il giardino; fino a qualche tempo fa, ogni domenica, andava a messa con figlio e nuora e poi a curiosare al vivaio. Tornavano sempre con qualche nuova pianta.
Amava molto i nipoti, brontolando contro la nostra (forse più mia) refrattarietà al matrimonio.
La cosa che più le piaceva era giocare a carte con le sue sorelle; giocavano da sempre, la domenica pomeriggio e a volte il giovedì sera, da quando c’erano ancora il nonno, lo zio Giulio e la zia Suora, e poi erano rimaste loro tre, la nonna, la sua Piera e la sua Dora. Lo zio a volte si preoccupava non vedendola tornare che a notte fonda.
Era bello vederle giocare, così assorte e impegnate che quasi non ti salutavano. Alzavano gli occhi e poi li rituffavano sulle carte.
La zia Dora ieri ha detto in dialetto (spero di non sbagliare la pronuncia): “l’era una bella cumpagnia e pian pian la se desfa”.
In famiglia la chiamavamo tutti “la nonna”, ed è stata, è tuttora un’istituzione, una presenza fortissima. Era la coscienza della famiglia, nume tutelare, giudice di quello che era o non era giusto.
Ieri ho ascoltato un po’ quello che avete detto dopo il S. Rosario.
Uno zio ha ricordato il suo carattere forte: “ faceva coraggio a tutti noi”; la nonna andava avanti sempre, senza porsi nemmeno il dubbio che si potesse fare altrimenti.
Un amico ha parlato del ruolo di queste donne di una volta, che erano, sono il vero collante di una famiglia. Io penso che siano il collante di una comunità – perché la nonna faceva parte di quella rete di scambio di informazioni che rende un insieme di persone una comunità, in cui ciascuno viene a sapere cosa succede agli altri. Molto meglio di Facebook, insomma.
La nonna si è spenta a casa, curata come meglio non si sarebbe potuto, con lo zio Giuliano sempre presente.
E’ stata una nonna molto amata, protetta negli ultimi tempi dalla roccaforte di una famiglia stretta intorno a lei.
Una cosa che ammiravo moltissimo della nonna era la sua capacità di raccontare quello che succedeva agli altri, quello che succedeva a voi: la nonna si immedesimava nel racconto e recitava, si commuoveva, lo rendeva vivo.
La nonna era una parte della memoria mia e di voi tutti.
Allora spero che queste parole, si aggiungano ai vostri ricordi e contribuiscano a mantenerla viva nei vostri cuori e nei vostri racconti.
Ci mancherà tanto.
Ti ha saputo trasmettere sicuramente la capacità di raccontare quello che succedeva agli altri rendendolo vivo 🙂
Mi sono commosso leggendo!
Anche io ero molto legato ai miei nonni e mi mancano tantissimo.
Mi consola il fatto che vivano dentro me e che tornino in vita ad ogni mio pensiero !
Luigi, ho visto solo ora il messaggio, le notifiche dei commenti non mi arrivano (mi sa che io e Ale abbiamo sbagliato qualche configurazione).
Penso che sia una gran fortuna poter conoscere i propri nonni e passare del tempo con loro, è una memoria che ti porti dentro tutta la vita / e forse proprio il tramandarsi della memoria è uno dei significati della vita. Nel mio periodo scapestrato, in California, sono stata a vedere una sequoia che si chiama “Il Generale Sherman” perchè mio padre ci teneva tanto, me ne parlava fin da quando ero piccola.
Tornata dal parco ero in un bar e un irlandese mi ha chiesto perchè fossi andata fino là a vedere una pianta; gli ho detto che ero stata gli occhi mio padre (e poi sono corsa a comprare il biglietto per tornare a casa). Quando avrai il tuo bambino sarà così: lui girerà e vedrà cose anche per te, raccontando di te e facendo vivere la tua storia.