Qualche anno fa sono incappata nel facocero e mi sono ripromessa di scriverne, perchè purtroppo quella storia è la metafora di quel che succede in Italia / e in fondo uno dei motivi per cui è nato questo blog.
Siamo nell’era del facocero, insomma (dati i tempi devo precisare che non è un riferimento al nostro Presidente del Consiglio).
In breve: convocata da un ente pubblico per un progetto, ne conosco il Direttore / un biologo, persona colta, capace, da quasi 30 Direttore dell’ente in questione, integerrimo… uno che non si è arricchito di straforo lavorando nel pubblico ed essendo nella posizione di poterlo fare, uno con la voglia di crederci e di fare le cose bene /, alcuni suoi collaboratori e – purtroppo – finisco nell’ufficio del Presidente (espresso politicamente e conosciuto dai dipendenti dell’ente come “Il facocero”).
Rimasi sconcertata dalla maleducazione e dall’ignoranza del Presidente, figura meschina di persona poco intelligente e gretta che usa il potere di cui è investita per circondarsi di leccaculo e yesman (pagati ovviamente dal pubblico, ossia da tutti noi).
L’epilogo fu triste, perchè l’erba grama scaccia quella buona: il Presidente becero è rimasto, il Direttore se n’è andato e l’ente sta andando a rotoli.
Così per me il facocero è diventato metafora dell’ignoranza e della maleducazione di cui troppo spesso, purtroppo, si circonda il potere, che ama e alleva legioni di leccaculo.
In politica. Nelle aziende.
Grazie a Dio ho ereditato il brutto carattere di mio padre e i leccaculo mi fanno orrore / il che ci fa viaggiare perennemente in direzione contraria … che di questi tempi in Italia vuol dire andare poco lontano, a meno di non cambiare le regole del gioco.