Sono a Hong Kong! La città ruggisce al di là dei vetri di questa camera dell’Hotel Cosmo (tra Wan Chai e Causeway Bay, miseruccio, a dispetto del prezzo), piena di luci, di rumori.
Aereo puntuale, una fiumana di gente all’immigration / niente visto, come nei paesi intelligenti /, efficienza irradiata ovunque (ascensori, treni, servizio informazioni), carte di credito imperanti.
La città è bizzarra; ci sono grattacieli di vetro e nelle retrovie palazzi in sfacelo, viali pieni di traffico e vicoli in cui è impossibile passare in auto.
Sono stata in Times Square (!), che è già “Causeway Bay” – un brulicare di luce e di gente, di negozi e di brand europei. C’è uno shopping center su 15 piani, con ascensore di vetro affacciato sulla città, e una libreria all’11 piano in cui sarei restata una giornata intera, con una parete piena di libri di graphic design, visual design, marketing, product design, caratteri tipografici, siti web.
Voglio tornarci per prendere qualche libro da portare in ufficio; nel frattempo ho comprato un libro chiamato Bold e uno libro di Murakami.
E’ una contraddizione: c’era un negozio con T-shirt evidentemente americane, una per una su appendini protetti da plastica – e costavano 3.000 HKD, che è una follia; dall’altro lato della strada però un negozietto in cui ho acquistato un adattatore per 15 HKD (all’aeroporto di Francoforte dai 20 euro in su).
Fuori è caldo umido, a tratti piovigginoso, ma all’interno dei mall c’è l’aria condizionata che ricordavo a Dubai (o a Las Vegas).
Mi chiedo come sia vivere qui – la città è più rumorosa di New York e senza dubbio più caotica.
Non mi funziona il telefono. E ora sono stanca.