Rientrata a HK, hotel Bonaparte, quasi decoroso, appena dietro Times Square.
Ho passato un’ora idilliaca in PageOne, un negozio all’11° piano del mall, con centinaia di libri di marketing, design, comunicazione.
La sera sono uscita con Luca, siamo andati a un bbq a casa di suoi amici (Filippo e Candy, poi sono arrivati Alfonso e Geneviève, tutti molto simpatici).
Così ho potuto parlare con gli expat, e avere la conferma delle teorie elaborate gli scorsi giorni.
Prima di tutto gli expat sono una comunità variegata, e un punto di riferimento; la famiglia è lontana e gli amici sono quelli che ti danno una mano se ti succede qualcosa. Nascono amicizie forti, basate sulla condivisione di un’esperienza di vita.
Luca è qui da 5 anni (!), lavora in un hedge found; Alfoso di Mallorca da 7, fa il consulente e importa vini spagnoli; Filippo è un CEO e convive con Candy, metà tedesca, metà thailandese, ma cresciuta in UK; Geneviève è di Londra, è qui da 2 anni.
La casa era carina e grande per gli standard di HK, piena di tavole da surf, di foto di Filippo, e di scarpe di Candy, con un terrazzo e anche la vista sulla città.
E’ stato bello andarci; appuntamento davanti al negozio i Vuitton (ogni fermata metropolitana ha tante uscite, anche molto distanti l’una dall’altra, e come riferimento si usano i negozi di moda), poi un giro in scooter. Abbiamo anche chiamato papà, che conosce Luca dai tempi della Skywalk.
Dopo il bbq siamo andati in taxi alla festa di un ragazzo, ho conosciuto altri expat e visto una danza col fuoco (disciplina curiosa per la verità, che un ragazzo pratica come hobby).
La festa era su una terrazza a Central, non in un locale / Luca dice che quelle in casa sono le feste ‘economiche’, ma che nei locali è tutto molto più chic, e ovviamente più caro.
A me pareva una delle feste che si organizzavano a Londra appena finita l’università; ragazzi provenienti da ogni dove, musica, chiacchiere, drink in bicchieri di carta. Il minimo comun denominatore per gli expat è il fatto di essere contenti di vivere a HK; la maggior parte lavora in finanza, alcuni nel design.
C’era un ragazzo che aveva vissuto un anno a Milano, studiando al Politecnico. Un altro molto carino, bulgaro ma cresciuto in US. C’erano anche delle asiatiche, colleghe di lavoro. C’era chi aveva spoato una cinese e chi ti diceva con serenità che nei prossimi 6 mesi sarebbe stato licenziato.
Ecco, forse la differenza rispetto alle feste post universitarie sono i guadagni degli expat, che immagino alti rispetto a quanto avrebbero lavorando in Europa.
I diversivi sono: locali, donne, shopping, gite a Macau, week-end a Bangkok o surf a Bali.
HK è molto viva, e la comuità expat abbastanza grande per aver sempre qualcosa da fare: Geneviève ha riassunto la situazione dicendo allegramente che si esce tutte le sere e ci si diverte molto di più che in altre città, dove si finisce di lavorare e si rimane a casa a vedere la TV. Alfonso ha aggiunto che si fa molto più sesso che altrove.
Eh.