Abbiamo finalmente un albero di Natale, che mi piace da matti, perchè è stravagante.
E’ la notte di Natale, mancano 2 ore a mezzanotte / gatti mannari ululanti si aggirano per casa e Gobi si è trasformata in una palla che non sfigurerebbe appesa all’albero per la coda (è stata messa a dieta proprio in questo istante).
Dovrei raccontare mille cose.
Intanto: è una notte fredda e silenziosa, ma piena di stelle: un vento gelido ha spazzato le strade e il cielo dalle nuvole questo pomeriggio, portando un profumo che viene da lontano. Il tramonto era rosa e grigio, bellissimo.
Sono uscita di casa presto per rientrare che era già buio / sono stata da Fabio a cancellare il mio volo per il Mali, sentendomi una zavorra nel cuore. Gli ho detto la verità: qualche anno fa non avrei mai fatto una cosa simile.
Ma poi: per le vie di Milano, a caccia di regali, con la fame di vedere tutto ciò che non ho visto in questi mesi: la moda, i colori, il design: oggetti di cui non ho bisogno ma che hanno una ragione d’esistere nella loro stessa bellezza, o giocosità.
Mi stancano i negozi con prezzi eccessivi, l’anonimato di certe borse costose. Mi divertono le scorribande nel negozio di Ennio, mi stupisce (!) la gentilezza di alcune commesse, mi incanta la compostezza di un cameriere al Sant Ambroeus.
A Milano abbiamo incontrato Alberto, e ne è nata una chiacchierata piacevolissima / e una visita inaspettata al Principe di Savoia (sarà davvero il brunch più raffinato di Milano?).
In tutto questo, e nei viali dagli alberi spogli e solenni, nel colore incenerito del cielo, nel piacere di camminare in silenzio a grandi passi, con un paio di stivali comprati a Reykjavik – io cerco me stessa.
In una casa dove immagino radunati tutti coloro che amo e che ho amato / dove vorrei che mi aspettasse ancora Niagara, e sentire il balzo di Indiana Jones dalla finestra del bagno / dove la camera si accende di luce arancione a mezzogiorno e il bagno è una fiammella gialla nelle sere d’inverno / ecco, in questa casa con un albero di carta, con una topina grassoccia, una cupboard cat e un gatto mannaro – io scrivo e sogno di tornare a sognare, di non avere più zavorre nel cuore ma solo amore.