Ho finito: Maria Callas mia moglie, di G.B. Meneghini (a cura di Renzo Allegri), libro purtroppo introvabile (ed. Rusconi, 1981) / ho solo le fotocopie che mi ha procurato la Signora de “Il Trovatore”.
E’ un documento prezioso, perchè racconta la storia della Callas dal punto di vista più vicino possibile / dalle mura della sua casa. Purtroppo il racconto vero e proprio, ricco di testimonianze, si esaurisce con il 1958, dopo la fatidica crociera sul Christina e la rottura del matrimonio con Maria.
Degli ultimi anni Battista (Titta) sa poco o nulla: Maria cessa ogni rapporto con lui, non gli parlerà nè scriverà più. Indaga sulla sua morte e sui misteri della sua cremazione, scoprendo poco o nulla. Si ritrova erede grazie ad un testamento del 1954, miracolosamente ritrovato tra le carte di un avvocato.
In un libro di preghiere che Maria teneva accanto al letto, trova un biglietto datato estate ’77 con poche righe tratte dalla Gioconda di Ponchielli: “In questi fieri momenti, tu sol mi resti. E il cor mi tenti. L’ultima voce del mio destino, ultima croce del mio cammin.”
Battista Meneghini pensa che questi versi siano per lui. Io non lo credo.
Penso che purtroppo siano per un altro, certamente meno meritevole, ma dannatamente più amato.
// ancora nessuna traccia dei gioielli
// Maria Callas’ apartment (flat),
36, Rue George Mandel; in Paris.
Where the opera singer (La Divina) lived and died.