Le giornate diventano sempre più lunghe, e se ieri tutto era grigio, stamattina è tornato il sole. Il termometro della mia 500 segnava anche 10 gradi, e Paris in ufficio era famelica e agitata.
In questa foto ci sono le mie notti di gennaio: Iran e la Micia che litigano per dormire accanto a me nel lettone.
Non c’è pace, in queste notti dispettose, ma io sono colpevolmente felice.
Gironzolo con la mia 500 con il tettuccio di vetro, che ha ancora il sapore di nuovo, e la immagino tutta coperta di scritte. Vorrei metterci un adesivo: TIGER ON BOARD, oppure lo scoiattolo mannaro che Manuela aveva disegnato un anno fa.
Non corro, ma lavoro tanto e mi sembra che potrei continuare così per sempre. Non importa che sia ancora inverno, presto Paris potrà tornare sul terrazzo, e torneranno le mosche, e Iran sarà felice.
C’è a volte una gioia che ti riempie tutta quando sai di stare facendo una cosa giusta: ho preso coraggio e ora aspetto Frankeweenie (e pensandoci sorrido).
Scopro che è vero quello che dicevo a Miguel quest’estate: sono tutta matta e riesco a innamorarmi solo di chi ha una coda.
Paris in questi giorni è bellissima, scorazza sulla scrivania e mi guarda. Io mi chiedo come mi collochi nel suo mondo di pogona di città, e non mi stancherei mai di guardarla.
Leggo: Tolkien.
Con Marco sono andata a caccia di materassi, e abbiamo trovato un ciuaua microscopico, poco più grande di Niagara, di nome Trilly. (Niagara: mi manca sempre)
C’è però l’ombra triste di sapere malata la mamma di Enrico: è in ospedale, e molto grave. Io spero e credo: mi è tornato in mente ogni giorno del Cammino, e ancora mi sento una privilegiata, per tutto ciò che ho visto.
So anche che un giorno assisterò ad un grande miracolo.
Mi manca tanto Miguel.