Frankenweenie è prima di tutto la storia di un amore: quello tra Victor Frankestein, un ragazzino introverso e solitario, e il suo cane Sparky.
Quando Sparky muore travolto da un’auto, Victor tenta di riportarlo in vita utilizzando le scariche elettriche dei fulmini.
Incredibilmente, l’esperimento riesce: anche se un po’ rattoppato, Sparky è lo stesso cane allegro e affettuoso di sempre. Purtroppo i tentativi di manterlo segreto non funzionano: e i compagni di classe di Victor cercano di replicare l’esperimento su altri animali, per vincere il concorso di scienze.
La cittadina di New Holland (bellissimo il cimitero!) viene invasa da mostri: una tartaruga gigante, delle scimmie marine dispettose, un topo mannaro e un gatto con le ali, che rapisce Persefone, la cagnolina amica di Sparky.
Quando, dopo aver salvato la vita di Victor, Sparky muore nuovamente all’interno di un mulino a vento in cui è scoppiato un incendio, tutti accendono i motori delle auto, cercando di generare una scarica elettrica in grado di riportare in vita l’eroico cagnolino.
Ancora una volta, la differenza la fanno le lacrime (e l’amore) di Victor: Sparky si sveglia.
Io credo che l’amore possa tutto.
Il film è bello, anche se dominato dal goticismo di Tim Burton: l’atmosfera è surreale e dark, come il castello di Walt Disney, che diventa un tetro maniero.
Nel film c’è un po’ la storia di Tim Burton, che a 26 anni realizza il cortometraggio da cui è tratto il film. Anni dopo, regista affermato, come il piccolo Victor riporta in vita la sua creatura, che trasforma in un film romantico e un po’ malinconico.