Sono stata a San Giovanni Rotondo, come mi ero ripromessa quest’estate, lungo il Cammino e come sentivo di dover fare.
E il Cammino ha voluto che ci andassi con Cristina, che – come per magia – arriva sempre quando ho bisogno di lei.
I compagni del Cammino sono per sempre: così, io, Cristina e Lorenzo ci siamo trovati venerdì sera a bere l’aperitivo in un’enoteca di Loreto, come se ci fossimo salutati solo la mattina prima alle porte di Leon.
Invece sono passati mesi, e il nostro quartetto era un questa volta un trio, ma in tutti scintillava la fiamma del Cammino, l’orgoglio di essere stati pellegrini sulla via di Santiago, la gioia di aver condiviso giorni indimenticabili.
Il Cammino mi sostiene in questo periodo; a Cristina ho detto che mi illumina nei momenti bui.
Così è stato un pellegrinaggio, quello iniziato venerdì: sono stata a San Giovanni Rotondo, poi alla Grotta di San Michele Arcangelo, poi a Loreto, alla messa di Padre Angelo.
San Giovanni Rotondo: una contrada sperduta all’interno di un paesaggio che mi è apparso malinconico quasi come quello bosniaco; una cittadina (ri)costruita e ammantata di hotel dai nomi meditativi e ristoranti a menu fisso.
La vista incredibile della nuova chiesa disegnata da Renzo Piano, e l’ancor più incredibile magnificenza dei mosaici della cappella in cui è incastonato il sepolcro del Padre (anch’esso magnifico).
San Pio – che ha vissuto una vita semplice – riposa in un sepolcro degno del più ricco dei re. Non capisco perchè sia stato scelto un soffitto d’oro, quando il cuore dei fedeli avrebbe gioito maggiormente nel saperlo riposare nella semplicità in cui ha vissuto, ma così è.
Nonostante lo sfarzo, io penso che lo spirito di Padre Pio vegli sulla sua Opera e si aggiri tra coloro che si recano a pregare presso la sua tomba.
La Grotta di San Michele Arcangelo, a Monte Sant’Angelo (circa 25km dopo San Giovanni Rotondo, sulla stessa strada desolata), è meta di pellegrinaggio fin dal Medioevo.
Anche San Francesco ci era stato, senza entrarci. Si dice che l’arcangelo sia apparso e che da allora la grotta sia santa.
Oggi alla grotta si arriva attraverso una lunga scalinata di pietra, e la sensazione è di stupore.
A Loreto torno sempre ricordando: la prima volta che ci sono stata, con i miei, e poi la Macerata-Loreto 1998, e poi quando è nato Elias. Sulla destra della facciata, c’è una discesa che porta ad un piccolo portone, dove celebra la messa Padre Angelo, il padre spirituale di Cristina, di cui mi ha tanto parlato lungo il Cammino. Mi sembrava di conoscerlo da sempre.