Capolavoro assoluto e romanzo d’esordio (OMG) di Céline, all’epoca 35enne, pubblicato nel 1932 (Voyage au bout de la nuit), è il libro che ha meglio capito e rappresentato il ‘900.
Céline lo scrive in 3 anni; dirà poi che trovata la prima frase, tutto il resto era venuto da solo, con una sorta di naturalezza; ‘C’erano delle interdizioni, uno steccato riservato. Questo steccato, l’ho superato senza saperlo, correndo dietro al tono giusto, il movimento vero, nella loro forma più espressiva’.
L’apparente naturalezza della pagina è frutto di un complesso artificio; scrive Ernesto Ferrero: la noirceur della rappresentazione céliniana riuscirebbe insopportabile se non sfociasse nel puro piacere delle parole e del testo… il suo stile è più importante del soggetto che rappresenta.
La cifra del racconto in prima persona è appunto un delirio, che arriva là dove fallisce la presunta lucidità della ragione. “Delirio” è la prola-chiave per capire Céline, ed egli stesso ne è consapevole: “Devo entrare nel delirio, devo raggiungere il livello di Shakespeare”.
/
C’è un momento in cui sei solo quando sei arrivato in fondo a tutto quello che ti può capitare. E’ la fine del mondo. La stessa pena, la tua propria, non ti risponde più e bisogna tornare indietro allora, tra gli uomini, non importa quali. Uno non fa il difficile in quei momenti perchè anche per piangere bisogna ritornare là dove tutto ricomincia, bisogna tornare con loro.
/
Sono degli spiriti d’insetto in stivaletti coi bottoni.
Libro incredibile, assoluto. Al pari di Proust, della Woolf, di Joyce. Rivoluzionario.