La prima cosa che ho pensato il 7 gennaio è quanto mi piace lavorare. La seconda è stata: o troviamo la tata o siamo spacciati.
Così – con l’aiuto della provvidenza e di qualche fantasma del passato -, nel giro di 4 giorni avevamo prodotto addirittura 2 tate, che mi piacciono molto.
Adesso che la vita è scandita in intervalli di 4 ore (tra un biberon e l’altro) hai la sensazione di essere un equilibrista, in bilico sui secondi. Come in una gara, i sensi si affinano e i movimenti diventano più controllati.
Lunedì era il primo giorno di tate, poi ieri siamo stati al San Gerardo per la risonanza e un milione di controlli. Che bello rivedere le infermiere, le dottoresse. Che impressione vedere Ayrton come Godzilla in mezzo a tanti bambini minuscoli.
/ ora pesi 4,2kg e sei bellino bellino, con le guance rotonde e gli occhi già chiarissimi; ti piace bere il latte, dormire nel lettone, ascoltare la musica su spotify con il tuo papà /
Continuo a sognare Patmos, la vita tranquilla, il mio scooter, la spiaggia davanti al mulino. Che voglia di tornarci!
E’ un inverno strano, non troppo freddo. Oggi c’era il sole, ieri mentre andavamo in ospedale pioveva a dirotto (ma tu eri barricato nel tuo bugaboo, avvolto nella copertura di plastica).
E’, in ogni caso, un periodo bellissimo della mia vita, diverso da tutto eppure in qualche modo necessario.