A Pasqua siamo andati a Saludecio, nella casa dei nidi di ragno, che tanto amo.
Siamo partiti il sabato tardo pomeriggio, con la 500 pienissima, e tu hai dormito tutto il tempo, ranicchiato nell’ovetto che ormai ti va stretto.
La casa era fredda: era finito il gasolio, non c’era nè acqua calda nè gas per scaldare il tuo latte – ma c’era il letto grande e il silenzio della campagna, e io sapevo che tutto sarebbe andato bene.
A Pasqua siamo andati da Elisabetta, che non vedevo da così tanto. A casa con i suoi, come era tradizione, ma senza agnello, perchè ho fatto voto di non mangiarlo più.
Che bello rivederla! Che bello passeggiare per Civitanova con te la domenica pomeriggio, anche se tutti erano impegnati in pranzi interminabili e alla fine non ho rivisto nessuno. E la sera chiacchierare di tutto quello che ci è successo e di cosa pensiamo che sarà davanti a noi, come ai vecchi tempi.
Lunedì siamo tornati a Saludecio, dove nel frattempo ci aspettavano il Fede e la Bea, con Ettorino; sono poi ripartiti martedì pomeriggio, ma insieme abbiamo fatto una grigliata, mangiato dalla Venerina e da Gente di Mare – e aspettato trepidanti l’arrivo dell’omino della Butangas.
Siamo restati fino a sabato, e sono stati giorni sereni – le gite a Cattolica per far colazione da Staccoli, dove le signore ti facevano un sacco di complimenti; la spesa e i pranzi e le cene in casa, il caminetto della sala acceso, i pomeriggi sdraiati sull’erba in giardino, sotto gli ulivi.
E’ venuta una ragazza di nome Roberta ad aiutarmi a pulire un po’ casa, e ho spostato decine di ragni dalle finestre, cercando di non fargli male. Abbiamo registrato un solo caduto, ma salvato una lucertola, una specie di mosca rimasta impigliata in una ragnatela e persino qualche formica.
Abbiamo fatto una camminata fino a Saludecio, dove c’era la fiera Salus Erbae, piena di bancarelle alternative. Una ragazza che vendeva bavagline fatte a mano e tinte con le erbe mi ha raccontato un po’ di sè, e io di noi – del giorno in cui sei nato, e del tempo passato in ospedale. Si firmava evacresce, mi è piaciuta moltissimo.
In compenso: abbiamo anche dormito un sacco, e giocato, e percorso decine di volte il giardino, ammirando le migliaia di margherite che il tuo nonno ha fatto sbocciare per darti il benvenuto.
Prima che tornassimo a casa, sono venuti a trovarci anche Marco e Silvia, con Matteo Tancredi; pensavo a quante cose abbiamo fatto vivendo vite separate, e a come è bello ritrovarsi a raccontare.
Il tempo è forse il vero mistero della vita.