Eccoci di nuovo a NYC, due anni dopo.
E’ sabato tardo pomeriggio, fuori piove di una pioggia antipatica, leggera e pronta ad infilarsi dappertutto. Fa anche freddo.
E’ il primo viaggio che faccio senza te, che sei rimasto a casa con i gatti e con i nonni.
Siamo arrivati ieri pomeriggio, stanchi dopo il volo che mi è parso lunghissimo. Il traffico sembrava impazzito, perchè tutti correvano a prepararsi per Halloween: avrei ucciso il driver del pulmino che ci ha portato in città dal JFK.
L’ACE Hotel è lo stesso di 5 anni fa, anche se ora siamo al 12mo piano, che all’epoca era ancora in costruzione.
Di Manhattan ti colpisce la grande quantità di gente, il suono quasi continuo delle sirene, e il fatto di non essere affatto inaccessibile; ormai ha un che di familiare, di conosciuto.
Tornare al Jacob Center – sulle nostre orme di 2 anni fa – e ripensare a come abbiamo visto la città allora, con il black-out e le torce che indicavano le curve, mentre oggi è un crociolo di gente travestita per la festa: è un viaggio nel viaggio.
Abbiamo ritirato i pettorali, fatto incetta di gel e calzini, e siamo rientrati camminando in hotel per poi uscire di nuovo a cena, in un ristorante texano chiamato Hill Country, dove si mangia carne pesata come al mercato.
Oggi abbiamo girovagato senza meta, l’unico scopo: goderci la città e mangiare. Così siamo tornati da Baltazar, per le uova con il salmone, e poi al Cafè Gitane, che adoro, per un waffle con il maple sirup e la frutta. Il Cafè Gitane in Mott Street è in assoluto il mio posto preferito a NYC.
E poi: da Dean e De Luca, per annusare tra le bancarelle piene di formaggi, gastronomia e mille squisitezze; alla Converse per comprare le scarpe di Ayrton, e poi in una libreria per i libri – dove una signora ci ha rubato l’ombrellino da 2,5 USD appena comprato – e poi da Victoria Secret (!), e da Under Armour dove ho comprato un completino assurdo, e poi in taxi fino al Village, dove abbiamo vagabondato un po’ per poi rifugiarci al Spotted Pig, pub molto carino dove siamo restati un bel po’, bevendo Bloody Mary e mangiando hamburger e patatine e una specie di crepe dolce con il bacon chiamata dutch baby.
Al ritorno siamo entrati da Macy’s per comprarti i vestiti (non ci entravo dal 1999, e non ne sentivo la mancanza), per poi rifugiarci qui, per riposare un po’ in vista di domani.
Domani si corre la maratona, e ci sarebbero un’infinità di cose da dire. E’ comunque un privilegio essere qui.