Oggi è stato il giorno del tuo battesimo! Nonostante le previsioni non fossero delle migliori, siamo entrati in chiesa con il sole, e abbiamo potuto festeggiare all’aperto, insieme agli amici, con tanti bambini a correre tra i prati e per le vigne. Super bello!
Ti chiami Leonida, ti abbiamo dato il nome di un eroe, un uomo entrato nella storia per il suo coraggio, per non essersi tirato indietro. E’ anche grazie a Leonida che l’avanzata dei persiani è stata fermata, e quindi può essere considerato uno dei fondatori dell’Europa.
Leonida I (in greco antico: Λεωνίδας, Leōnídas, “figlio del leone”; Sparta, … – Termopili, 480 a.C.) fu re di Sparta tra il 490 e il 480 a.C.
Figlio di Anassandrida II, succedette al fratellastro Cleomene I, di cui sposò la figlia Gorgo, e perse la vita combattendo coi 300 soldati della sua guardia nella celebre battaglia delle Termopili.
Leonida non era l’erede al trono – essendo il secondo figlio della prima moglie di Anassandrida – e dovette essere sottoposto, come tutti gli altri fanciulli spartani, all’agoghé, alla fine della quale i giovani Spartiati diventavano cittadini.
Come scrive Plutarco, quando qualcuno disse a Leonida “Tranne che per essere re, tu non sei per nulla superiore a noi” lui rispose “Ma se non fossi migliore di te, non sarei re”.
Nel 481 a.C. Leonida fu scelto per guidare le forze greche alleate nella resistenza durante la seconda guerra persiana.
Quando i Greci chiesero aiuto a Sparta, Leonida consultò l’oracolo di Delfi, che rispose con i seguenti versi:
« A voi, o Spartani dalle larghe piazze,
o la vostra città sarà distrutta dai discendenti di Perseo
o ciò non avverrà ma Sparta piangerà
la morte di un re della stirpe di Eracle. »
(Erodoto, Storie, VII, 220.)
Nel mese di agosto del 480 a.C. Leonida si diresse incontro all’esercito di Serse al passo delle Termopili con un piccolo esercito di 300 uomini, dove venne raggiunto da truppe di altre polis greche, che, unite sotto il suo comando, formarono un esercito di 14000 uomini. Sono state formulate varie ipotesi sul motivo per cui Leonida andò in guerra con un numero così basso di soldati. Secondo Erodoto “gli Spartani inviarono gli uomini avanti con Leonida in modo che il resto degli alleati, nel vederli, marciasse senza paura di sconfitta anziché temporeggiare alla notizia di un ritardo dei Lacedemoni. Dopo la fine delle Carnee lasciarono Sparta e marciarono a ritmo serrato verso le Termopili. Il resto degli alleati fece lo stesso, dal momento che in quel periodo si svolgevano le Olimpiadi. Quindi inviarono la loro avanguardia, non pensando che la guerra alle Termopili fosse decisa così velocemente”. Molti storici moderni non sono soddisfatti da questa spiegazione e danno la colpa ai Giochi Olimpici in corso o al dissenso e intrighi interni. Erodoto afferma che Leonida, dopo aver appreso il vaticinio, si convinse di andare incontro a morte certa insieme a tutte le sue truppe, perciò scelse solo gli Spartiati che avevano figli in modo da assicurare continuità alle stirpi.
Le truppe totali a difesa delle Termopili furono dai quattromila ai settemila uomini, che affrontarono un esercito persiano di oltre due milioni di uomini, secondo Erodoto; gli studiosi moderni, tuttavia, ritengono che le truppe totali ammontassero a cinquantamila/duecentomila unità.
Serse attese quattro giorni prima di attaccare, sperando che i Greci si disperdessero da soli e consegnassero le armi, ma a questa richiesta Leonida rispose “Μολὼν λαβέ” (Molòn labé), cioè “Vieni a prenderle”. Il quinto giorno Serse attaccò. Leonida ed i suoi uomini respinsero gli attacchi frontali dei Persiani per i due giorni successivi, uccidendo circa ventimila soldati nemici e perdendone circa duemilacinquecento. Vennero respinti persino i soldati scelti persiani, gli Immortali, e morirono due fratelli di Serse, Abrocome e Iperante.
Il settimo giorno un pastore del luogo, Efialte, rivelò ai Persiani, guidati da Idarne, l’esistenza del sentiero di Anopea, che conduceva sul retro dello schieramento greco. A quel punto Leonida rimandò in patria le truppe greche e rimase a difesa del passaggio con i suoi 300 Spartiati, 900 Iloti, 400 Tebani e 700 Tespiesi, che si rifiutarono di abbandonarlo.
Una teoria fornita da Erodoto afferma che Leonida mandò via gli altri soldati per preservarne le forze per altre future battaglie, mentre tenne gli Spartani sapendo che questi non avrebbero abbandonato il campo di battaglia. Erodoto stesso ritiene che Leonida abbia dato l’ordine di ritirata credendo che gli alleati non fossero disposti ad andare incontro ad un pericolo così grande, mentre lui e i suoi compatrioti rimasero perché erano preparati e per perpetuare la loro gloria.
Tutti i soldati greci, attaccati da entrambi i lati, furono uccisi, tranne i Tebani, che si arresero. Leonida fu ucciso, ma gli Spartani recuperarono il suo corpo e lo protessero fino all’ultimo. Erodoto dice che Serse volle vedere la testa di Leonida conficcata su un palo e il suo corpo crocifisso, cosa sacrilega per i Greci.
Sul punto dell’ultima resistenza spartana venne eretto un leone di pietra in onore di Leonida e Pausania il Periegeta afferma che le sue ossa furono portate a Sparta 40 anni dopo da un certo Pausania: se questo Pausania, però, fu lo stesso che comandò i Greci nella battaglia di Platea, “quaranta” deve risultare una trascrizione errata per “quattro”.