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con Iran e l'albero di Natale
Giornata lunga, luminosa. Questa mattina la luce inondava tutto, trasformando l’inverno.
Nel giardino dello zio gli uccellini cantavano e si inseguivano; al sole restavi in giacca, dimenticando il piumino sul sedile dell’auto.
A pranzo a casa dei miei c’era lo zio Giuliano; ho portato Iran, che non ha fatto altro che uggiolare / Marco dice che Iran è la dimostrazione vivente che la bellezza è un vantaggio competitivo: un gatto bruttarello, con un carattere simile, sarebbe stato ciabattato in continuazione.
Invece nessuno pare accorgersi che Iran è un rompino cosmico.
Abbiamo comprato un iPad per papà e uno per lo zio – e un viaggio ad Amsterdam per la mamma / e tutti sembravano contenti.
Mancava la nonna, però – il primo Natale senza averla seduta lì, a mangiare anche le teste degli scampi.
E’ passata la zia Dora, e tra le fette di panettone al cioccolato e i bicchieri pieni di spinetta aleggiavano i ricordi.
Come tradizione, sono andata da Paola, e poi da Lella / la mia conclusione, dopo qualche ora di osservazione, è che i bambini sono dei vandali subdolamente travestiti da cuccioli.
