Questo post è per me. Per favore, non proseguire nella lettura.
In questi giorni neri, scrivo di luce, per ricordare quanta luce e quanta magia ci sia nella vita. / al mio corpo che ha dimenticato /
Ero al telefono con Elisabetta, e per tutto il tempo ho pensato a quanto sia stata fortunata ad incontrarla, quasi 14 anni fa.
Lei è la mia amica più cara, la sorella del mio cuore. La persona che amo di più, quella che non mi ha mai abbandonato. Il mio tesoro. Quella che sa leggermi dentro, vedere ciò che mi accade, parlare alla mia anima. Che dice sempre la cosa giusta, la verità.
Elisabetta è una donna bellissima. Di lei ricordo i jeans del pomeriggio del 1 aprile in cui ci siamo incontrate, e una cascata di riccioli biondi, lunghi fino alla vita.
Una hippie come la Jenny di Forrest Gump, con un passato un po’ bizzarro, selvaggia, amante della natura, soprattutto generosa, buona, leale.
Mi scrive tutti i giorni, perchè sa che sto attraversando un momento triste. Questa sera ero a cena con Alessandro, che è stato così gentile da commuovermi – ieri al telefono gli ho detto tra le lacrime ‘non mangio quando sono da sola’ e lui ha risposto ‘dov’è il problema, domani ceniamo insieme’. Al tavolo del Columbus gli dicevo che così come la saggezza, anche i consigli per uscire da questi buchi neri non sono trasmissibili.
Bene, avevo torto. C’è una voce che è capace di attraversare il frastuono: quella di Elisabetta.
Se io non ho una visione, ce l’ha lei. Devo solo seguirla e uscire di qui.