La giornata out-of-the-box

inserito il 31 Maggio 2013
0 commenti

Ieri era la giornata out-of-the-box promossa da UCI Cinemas. Il Deputy Headmaster dell’azienda ha convocato buona parte dell’head office UCI, qualche manager di Coca-Cola (Matteo mi è parso molto bravo), qualche consulente proveniente dal retail e persino dal digitale e anche me (!), forse con il ruolo di rompiballe. C’era anche l’Headmaster  (sempre-sia-lodato)!

Sedevo lì nell’aula bunker dell’agriturismo, con la mia Coca-Cola personalizzata e un immenso cestello di pop-corn, e ascoltavo scambiandomi occhiate e faccette con Maria Chiara che stava proprio davanti a me.

La prima certezza della giornata è che odio le stanze in cui non si può guardar fuori dalle finestre. Quando ero al liceo, ero sempre in prima fila, e sempre dalla parte della finestra.

La seconda convinzione maturata durante la giornata è che è più facile guardare in casa degli altri che nella propria… per non parlare biblicamente di pagliuzze e di travi. Mi sarebbe piaciuto, in altre parole, essere dalla parte di Stefano, e avere qualcuno con cui confrontarmi e da cui ricavare idee per le mie, di aziende.

La giornata si è svolta con interventi dei consulenti e qualche gioco per i partecipanti, suddivisi in squadre.

A Stefano (e anche all’Headmaster) ho detto la verità – e lo ritengo un lusso di cui sono grandemente fiera: l’indipendenza intellettuale ha un prezzo, ma lo vale tutto. E’ anche vero che è un lusso che ci si può permettere più serenamente quando dall’altra parte ci sono persone intelligenti.

A Stefano va dunque il merito di averci provato: di aver voluto una giornata per affrontare una questione, un problema che ancora non è problema, ossia il ruolo del cinema nei prossimi 10 anni.
L’ha fatto in solitudine, e forse proprio per solitudine.

Della mattina ho poco condiviso il taglio degli interventi, molto incentrati sul retail “tradizionale” (per estrazione degli intervenuti); in prima battuta ho posto una questione che avrebbe potuto aprire una voragine e (forse purtroppo) non l’ha fatto. Maria Chiara ha raccolto, ma non è bastato. La domanda era “qual è il vostro settore?” e in quella domanda c’era per me il senso della giornata e di tante letture di questo periodo.

Ossia: tutto parte dall’identità dell’azienda, da cui scaturisce una visione. UCI questa identità non ce l’ha; o meglio, ha una bandiera che è riconosciuta dai propri dipendenti, ma che non esprime valori, non trasmette nulla.

La verità è che tutte le teorie di oggi riconoscono la centralità del cliente; mentre durante l’incontro di ieri nessuno ne ha fatto cenno, nella (profonda) convinzione che il drive del business sia il prodotto (film o food&beverage).

categoria: // In direzione contraria

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.