Sabato siamo tornati nelle Marche, per aprire (in ritardo), la casa dei nidi di ragno.
Siamo arrivati a Pesaro che era ormai pomeriggio inoltrato, e abbiamo fatto un giro per la città, che era tutta un vocio di rondini.
Semplice e provinciale, con una sua grazia tranquilla, le palme e i cortili intravisti dal corso, Pesaro mi è piaciuta e rimarrà nei miei ricordi inscindibilmente legata ai voli impossibili delle rondini, che sembravano impazzare ovunque.
Poi siamo andati verso Saludecio, percorrendo una strada di colline. Tutto era verde, tranne il cielo e il mare.
La casa era come sempre: solitaria e bella, piena di ragnatele, di muffa, e di gusci di ogni tipo di insetto.
Così, la domenica è passata arieggiando la casa, e pulendo una per una la miriade di finestre e finestrelle tutte di misure diverse, disfando le ragnatele e mettendo in salvo ragni di ogni foggia e dimensione – i veri padroni di casa, abitanti silenziosi e solenni.
Un po’ indignati, un po’ intimoriti dal terremoto e dalla luce d’improvviso così forte, hanno protestato cercando rifugio ovunque. Alcuni, più serafici, guardavano dall’alto, certi che non li avrei disturbati fin lì; altri, poveretti, fuggivano portandosi dietro il bottino, come in un trasloco affrettato.
I miei preferiti sono quelli tutte zampe, con le giunture di colore diverso (più spigliati di quelli con le zampe tutte nere, che a volte barcollano nei movimenti).
La sera, dopo un giorno di battaglia (e un pranzo ottimo da Liuzzi, a Cattolica), la casa era bella e arieggiata, e persino la muffa sembrava essersi ritirata.
Vorrei tanto tornarci con tutti i mie gatti.