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Pomeriggio sui numeri. Un bilancio è come la fotografia di un’azienda, ti dice cosa non va.
Eravamo io, Marco, Federico in ufficio – e pensavo a quanto è difficile è decidere una strategia e perseguirla, sapersi astrarre dal day by day per cambiare le cose.

Intanto la Acromantula muove i primi passi incerti, ma ha un nome ed esiste.

Sembra che ci siano mille decisioni da prendere e che tutto sia possibile (ma il mio ginocchio sinistro ancora fa male, e domani vado a sentire cosa dice l’osteopata).

Questa sera mi ha chiamato Karol, dicendomi che non mi faccio più vedere.
In effetti non andiamo più a La Scaletta con la frequenza di un tempo; non si tratta di tradimento, ho precisato – anche se a pranzo indulgo sul tortino di mele del Bagutto, che è così vicino al nostro ufficio.
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Non è così male lavorare il sabato mattina.
Appuntamento con il nostro avvocato – e pranzo organizzato in 5 minuti, con una volata al mercato di Viale Ungheria dove adesso mi conoscono tutti (e tutti sanno che non so cucinare, anche se il macellaio – un signore gentilissimo – non dispera e mi dà consigli e ricette facili).
Risotto con funghi e taleggio e pinzimonio nei bicchieri, come va di moda adesso.
Una bottiglia di franciacorta tra i contratti di MailCertificata e quelli Neen da sistemare. Bello lavorare in un loft con cucina in acciaio da playboy, con il sole (finalmente) e un avvocato che non si scandalizza per camaleonti, pogona e geko che si aggirano annoiati sul parquet.

Ieri sera chiacchieravo con Ivan, che è un generatore inesauribile di iniziative (come FOTOdacani, Bigliettiniquasigratis.it, Megascritte) e appassionato motociclista.
Mi raccontava della sua prossima impresa: tra una settimana partirà per partecipare all’Elefantentreffen 2010.

L’Elefantentreffen è il raduno europeo per eccellenza. Si svolge ogni anno tra gennaio e febbraio nella foresta di Loh Thurmansbang – Solla, in Germania.

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Sto cercando il nome della mia nuova creatura; per ora si chiama  Salalah, ma in effetti suona un po’ strano.
Mi piacerebbe qualcosa che ricordi una creatura con tante gambe o tante teste o tanti rami.

// Raist, se mi leggi… //
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Qualche mese fa Stefano mi ha iscritto di forza ad un corso di cucina (sai, era l’ultimo posto…). // Io odio cucinare, ndr //
Dei risotti ricordo solo una frase dello chef che ha tenuto il corso, che mi ha fatto pensare: il risotto bisogna stare lì a guardarlo mentre cuoce, il che fa si che le donne siano per natura sfavorite.
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Oggi si è svegliata Paris-Dakar, dal suo sonno di pogona brumata. Al solito, aveva fame e il cipiglio di una regina incavolata. Dormendo è persino cresciuta.

Il Gordon mi ha regalato il termine “loyalty card-holding mystery cinema-goer”, per un progetto di Mystery un po’ atipico, in cui sarebbe bello coinvolgere Laura.

Mio padre usa l’Ipad per leggere il mio blog. Steve Jobs ha vinto ancora.

Sono una donna (temporaneamente) senza parrucchiere, da oggi.

Dopo 4 anni e 1/2 di fedele militanza mi sono scocciata e ho deciso di cambiare. Regolare come un orologio svizzero, ogni 2 mesi (tempo calibrato di tenuta del taglio, mica si diventa Art Director di Coppola per niente) chiamavo chiedendo un appuntamento con la Giò, un’istituzione, una sicurezza.

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Mi sono innamorata.
Ogni tanto capita.

A Lecce in un negozio carinissimo ho comprato un candelabro buffo, serie “nasi” di Monica Righi, rosso.
A Maglie passeggiavo per il centro e in un negozio ho visto un altro candelabro, simile al mio – così sono entrata a curiosare e l’ho vista.

Love Yourself –  20×20, ceramica, glass fusion, smalti, grafica, di Monica Righi.
Realizzata per la mostra collettiva PF10 tenutasi a Barcellona a marzo 2010.
E’ citata anche in questo blog.

(per la cronaca, il titolo di questo post è dovuto a Marco, che mi ha preso in giro perchè volevo a tutti i costi Love Yourself – è arrivato a telefonare al proprietario del negozio chiedendogli di farmi uno scherzo e di dire che l’aveva già venduta…)